Monitorare solamente, e quindi a maggior ragione comprendere, quel moto di protesta che ci riguarda e che corre da continente a continente in queste ore, è difficile. E’ difficile anche star qui a scriverne quando avverto che prendere parola pubblica diviene urgenza.
Ma quel che posso fare ora è raccogliere qualche opinione e intuizione, per avviare il lavoro di comprensione: non per catalogare e archiviare, ma per annusare dove stiamo andando.
Ai giovani dico: guardatevi attorno, e troverete gli argomenti che giustificano la vostra indignazione, il trattamente riservato agli immigrati, ai san papiers, ai rom. Troverete situazioni concrete che vi indurranno a intraprendere un’azione civile risoluta. Cercate e troverete!”
(Stéphane Hessel, Indignatevi!; add editore, Torino 2011)
E’ un errore snobbare la protesta, di Paul Krugman (da “IlSole24ore”)
Se siamo arrabbiati noi per la crisi, figuriamoci loro che sono giovani, che hanno venti o trent’anni e sono senza prospettive” (Mario Draghi, qui)
Il punto della situazione di oggi, 15 ottobre 2011 (da “Repubblica”).
Porzione di prima pagina de “Il Fatto”, contiene il link all’articolo di Furio Colombo (da altro blog).
Sul “Il Post” una galleria in progress degli scontri a Roma.
E emerge con evidenza che qui non c’è più la dignità della protesta.
Qual è il limite della tolleranza?
Io penso che questo sia comunque uno scontro tra fascismi: il totalitarismo del mercato cieco come pensiero unico e il fascismo di sinistra, di chi ritiene che non ci sia altra via alla violenza. A meno di non leggervi alle spalle l’azione di gruppi organizzati dal potere stesso (ma prima delle dietrologie, guardiamo gli sviluppi).
Qui un commento interessante (dal blog di Minimum Fax; 15 ottobre)
Qui il commento di Mario Calabresi (da “La Stampa”; 16 ottobre) da cui è tratta la citazione che segue:
Da noi accade ancora perché non abbiamo mai preso (uso il plurale perché dovrebbe farlo la società tutta) le distanze in modo netto e definitivo dalle pratiche violente. Perché siamo i massimi cultori del «Ma» e del «Però», che servono a giustificare qualunque cosa in nome di qualcos’altro”.
Altri commenti interessanti segnalati in questa pagina del blog di Massimo Mantellini.
Qui un commento di Francesco Costa, dal suo blog, attraverso “Il Post”.
Da voce ad una intuizione di tanto tempo fa: non c’è differenza qualitativa tra chi sputa in faccia a Pannella, chi zittisce (o cerca di zittire) Pansa durante la presentazione del suo libro, chi tira sampietrini, chi spacca vetrine, chi spacca teste. Si tratta di differenze quantitative – da misurare sulla base del diritto penale. Ma è sempre e comunque violenza. Io chiamo la posizione del più forte (perché in gruppo, perché armato, perché urlante) che sottomette il più debole (perché da solo, perché inerme, perché senza voce) in un unico e sempre medesimo modo: fascismo.
E questo pur condividendo poco con Pannella, molto poco con Pansa, nulla con chi alza le mani.